Michele Fasanella, La democrazia dei partiti. Il PCI in Basilicata dal Fascismo alla Repubblica (1943-1946), Calice Editori, Rionero in Vulture, 2016.
Vincitore del Premio Basilicata 2017 per la Sezione Saggistica storica lucana "Tommaso Pedìo".
Questo lavoro di Michele Fasanella sulla rinascita del Pci in Basilicata tra il 1943 e il 1946, nel periodo cioè che intercorre tra la caduta del fascismo in seguito al voto del Gran Consiglio del 25 luglio del '43 e il referendum istituzionale e l'elezione dell'Assemblea costituente nel 1946, costituisce un contributo di prima grandezza alla revisione di un paradigma storiografico attraverso cui a lungo si è costruita l'interpretazione della storia dell'Italia repubblicana.
Infatti, soprattutto nei primi due decenni successivi alla fine della Seconda guerra mondiale, la genesi dei partiti democratici che hanno costituito i pilastri della democrazia repubblicana dalle origini sino alla loro crisi agli inizi degli anni Novanta era stata individuata in maniera a volte esclusiva nella Resistenza e nella lotta armata delle formazioni partigiane dell’Italia centro settentrionale. Ora, naturalmente, non si tratta di mettere in discussione il ruolo centrale avuto dalla Resistenza e dall’esperienza unitaria del Cln in Alta Italia nella formazione dei partit dell’Italia postfascista.
E soprattutto di quanto esse abbiano pesato nella creazione, nel vivo di una lotta feroce e sanguinosa, di quella condivisa matrice antifascista che sta alla base del “comune sentire” che rese possibile nel biennio successivo l’elaborazione e l’approvazione della Carta costituzionale.
Si tratta, invece, di approdare a una più attenta ricostruzione del carattere articolato e differenziato, direi ineguale, della formazione dei partiti democratici, e degli aspetti contraddittori che essa spesso assunse tra le diverse parti del Paese.
Del resto, è facile comprendere come queste differenze sul piano territoriale fossero inevitabili, se si pensa come, nel triennio in questione, il Paese fosse diviso in due dall’occupazione nazista da una parte, che dimostrò una capacità di resistenza maggiore di quanto si fosse sperato, e dall’altra dall’avanzare, meno rapido del previsto, delle truppe alleate che dopo lo sbarco in Sicilia avevano liberato l’Italia meridionale.
Se guardiamo poi in particolare, nel panorama dei nuovi partiti democratici, alla genesi di quelli che tra essi diventeranno partiti di massa (il Pci e la Dc, e per certi aspetti anche il Psi), si vedrà che alla formazione dei loro tratti costitutivi contribuì non poco il processo di costruzione che si avviò nel triennio in questione in Italia meridionale, quando al Nord per ragioni obiettive, legate al fatto che la guerra era ancora in corso, nella fisionomia dei nuovi partiti democratici più che il radicamento diffuso nella società prevalgono quei tratti che scaturiscono dal primato dell’“opzione militare” imposta dalla situazione in cui si trovarono ad operare. (dalla Prefazione di Piero di Siena)